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Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura

A cura di Enzo Ciconte, Francesco Forgione e Isaia Sales

Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura

L’8 marzo alle ore 18:00, presso la Sala Almeyda dell’Archivio Storico Comunale, si svolgerà la presentazione del libro Atlante delle mafie. Storia, economia, società, cultura, a cura di Enzo Ciconte, Francesco Forgione e Isaia Sales. Intervengono il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Enzo Ciconte, Francesco Forgione, Pietro Grasso, Giovanni Impastato, Guido Longo, Claudio La Camera e
Piergiorgio Morosini.
In occasione dell’evento saranno esposte le fotografie di Adriana Sapone sulla Ndrangheta in Calabria.
La presentazione del libro Atlante delle mafie rientra nelle iniziative del progetto Un ponte per la memoria del Museo della ndrangheta di Reggio Calabria e dell’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi, finanziato da Fondazione con il Sud.

Qualche informazione sul volume:
A cosa è dovuto il successo plurisecolare delle mafie italiane? E come mai viene definita “mafia” ogni violenza privata che ha successo nel mondo? L’Atlante delle mafie prova a rispondere a queste due domande. Partendo dalla messa in discussione dal paradigma interpretativo dell’esclusività della Sicilia nella produzione di ciò che comunemente si intende per mafia. Il modello mafioso, infatti, si è dimostrato riproducibile nel tempo e in altri luoghi, non più specifico solo della Sicilia e del Mezzogiorno d’Italia. Con il termine mafia si deve intendere oggi un marchio di successo della violenza privata nell’economia globalizzata. Con questa ottica, l’Atlante delle mafie passa in rassegna le “qualità” criminali che differenziano nettamente i fenomeni mafiosi dalla criminalità comune e da quella organizzata.
Secondo i curatori, si può ritenere mafia la “violenza di relazioni”, cioè una violenza in grado di stabilire contatti, rapporti, e cointeressenze con coloro che detengono il potere ufficiale, sia politico, conomico e religioso, che formalmente dovrebbero reprimerla e tenerla a distanza. Perciò viene contestato ampiamente il luogo comune delle mafie come antistato, come antisistema.



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