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Der müde Tod

Cinema in note al Goethe-Institut

Der müde Tod

Per il ciclo “Cinema in note”, verrà proiettato “Der müde Tod” (Destino), accompagnato dalle musiche composte ed eseguite dal vivo da Troja/Mazzù/Branciamore (modern jazz):
– Luciano Troja (pianoforte)
– Giancarlo Mazzù (chitarra)
– Francesco Branciamore (batteria, xilofono)

Per i cinquant’anni di attività, il Goethe-Institut di Palermo dedica un intero ciclo della consueta rassegna cinematografica “la deutsche vita” a 12 pietre miliari del primordiale cinema muto tedesco – che all’epoca ispirò il resto del mondo, anche grazie ai suoi mirabolanti effetti speciali – con musiche originali eseguite dal vivo e quasi tutte in prima esecuzione assoluta.
Così, insieme alla visione delle immortali opere silenti (perlopiù presentate in versioni restaurate), risalenti al periodo 1919-1929 e firmate dai padri dell’Espressionismo, e non solo – come Murnau, Lang, Pabst, Wiene, Wegener, Leni, May – sarà possibile, grazie alla collaborazione con Curva minore, apprezzare le musiche di alcuni fra i più rinomati artisti provenienti da tutta la Sicilia, che offriranno all’auditorio interpretazioni che spaziano fra diversi generi musicali – dal jazz alla musica classica, dalla contemporanea all’elettronica o all’etnopop – da sposare alle immagini di questi dodici capolavori cinematografici.

Regia: Fritz Lang
Sceneggiatura: Thea von Harbou, Fritz Lang
Fotografia: Fritz A. Wagner, Ernst Nitzschmann, Herrmann Saalfrank, Bruno Mondi, Bruno Timm
Interpreti: Bernhard Goetzke, Lil Dagover, Walter Janssen, Eduard von Winterstein, Georg John
Produzione: Decla-Bioscop; Germania, 1921, 100’, b/n, muto, copia restaurata

Affranta dalla scomparsa del proprio fidanzato, apparsole in forma incorporea, una giovane donna tratta con l’angelo della morte (che ha l’aspetto di un lugubre possidente): se ella riuscirà a salvare almeno un’altra vita che sta per spegnersi, potrà riavere l’amato. Viene così trasportata in tre epoche e tre luoghi diversi (Baghdad, Venezia, la Cina). Ma il compito si rivela tutt’altro che semplice, e il patto viene rivisto.
L’ancor giovane Lang utilizza l’efficace escamotage del sogno, per lasciare quanto più spazio possibile all’elemento fantastico. È riscontrabile un sentito omaggio al teatro di Reinhardt, ma ci sono pure forti rimandi pittorici. Le scenografie di Hermann Warm, Walter Röhrig e Robert Herlth giocano ancora una volta un ruolo preminente nel coinvolgimento dello spettatore.



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Per maggiori info: www.goethe.de
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