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Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto

Presentazione del volume di Luca Scarlini

Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto

Presentazione del volume “Il Caravaggio rubato. Mito e cronaca di un furto” di Luca Scarlini, Sellerio Editore Palermo.
Introduce Bernardo Tortorici di Raffadali. Sarà presente l’autore.

Cronaca di un furto clamoroso, che si colloca, dentro una panoramica d’ambiente e diventa inchiesta che insegue le ipotesi diverse intorno alla sorte di un dipinto; ma in modo più originale esplorazione dei meandri delle raffinatissime strategie comunicative della mafia, e della vita esuberante di un pittore in fuga.
Nella notte tra il 17 e il 18 di ottobre del 1969 svaniva per sempre, rubata con inaudita semplicità, la Natività di Caravaggio, opera magnifica e tra le più importanti dell’ultimo periodo del Maestro, e l’unica dipinta durante l’incerto soggiorno del pittore a Palermo. Il quadro di grandi dimensioni copriva una parete del mistico e festoso Oratorio di San Lorenzo ed era incastonato nei «teatrini», che ornavano tutto il complesso, dell’altro sommo Giacomo Serpotta. Opera d’arte immensa, dunque, non solo il dipinto, ma nel complesso il luogo in cui si inseriva. Il danno del furto fu inestimabile. E riassunse agli occhi dell’opinione pubblica più civile un’immagine di violenza, di incuria ambientale, di negligenza delle autorità. Un’immagine simbolo dell’inerte decadenza in cui era stata irretita una città una volta orgogliosa.
Di questa sorta di stupro alla città, Scarlini ricostruisce la cronaca per moltissimi aspetti controversa: non si è mai conosciuto l’esecutore e il mandante, mai si è chiarita la fine del quadro; tanto meno s’è individuato il movente dell’atto: se causato semplicemente da sete di guadagno o di possesso, oppure parte di una strategia più difficile da decifrare, di destabilizzazione se non di umiliazione inferta allo stato o volta a suggellare iconograficamente un dominio indicibile. Questo completo vuoto di certezze non restava nel silenzio, al contrario diventava un intrigo rimbombante di un ininterrotto brusio di voci e di squillanti ipotesi emanate a ogni livello e da ogni tipo di fonte. Causa di questi rumori prima di tutto il fatto che la scomparsa della Natività avveniva in terra di mafia; causa seconda: il mistero furtivo si inscriveva, dentro il mistero biografico, da sempre seducente per studiosi e lettori, della vicenda di Caravaggio, in particolare nei suoi rapporti con la Sicilia.



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