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La stanza degli animali

Un libro di Giulio Mozzi

La stanza degli animali

Si legge d’un fiato, contando su un numero sparuto di pagine.

La scrittura di Mozzi ha del terapeutico. Il ritmo della sua narrazione a volte ossessivo, a volte immediato e spedito come il taglio di un bisturi, permette di lasciarti prendere per mano per farti un giro gratis sull’ottovolante della sua fantasia.

Il lavoro si muove intorno ad un dramma, dove però l’effetto di un avvenimento sconvolgente quasi non si percepisce. Vie…ne lasciato in background, a far da tappeto, riducendolo in modo quasi ignobile a puro pretesto. Dal lavoro di scavo viene fuori invece tutto il resto, il passato di un padre, la sua relazione con il figlio che narra, e il rapporto con i luoghi, le cose.

Ed è da queste “tangenze” che viene fuori il meglio di Mozzi, dall’andare ad indagare anche i semplici oggetti, con il loro carico, non detto, ma portante emozioni, affetti, conflitti, osservati con un distacco asettico, dove a prevalere (questo sembra esserne lo scopo sotteso) siano piuttosto le infinite variabili che si ribellano ad un corso di narrazione prevedibile e scontato.

La sorpresa, in altre parole. La ricomposizione di un fatto a partire da una differente maniera di mettere in relazione le parti che lo compongono, e che danno vita, qui la magia, ad un altro modo di narrare. Attenzione, non un puro e solipsistico esercizio di stile. Qui siamo in un nuovo territorio, lasciato alle spalle l’autocompiacimento dello sperimentatore della prima ora, Mozzi regala al lettore un’opportunità, segnando con suo stile un’altra maniera di raccontare oggi in Italia.

Da leggere.



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