L’essenza stessa di una modernità strutturata sulla pura espansione – dell’economia, del profitto, dei commerci – è la trama del territorio – spaziale, urbano, concettuale – contemporaneo. Ipertrofia, pura crescita, delle città come dei mercati.
Speculazione è termine rivelatore. Con gioco di parole, la costruzione della casa della civiltà – cos’altro la città? – è specchio di se stessa, è azione inversa, di negazione. Azione speculare alla sua essenza di costruzione di società.
L’utopia moderna della città macchina, rivelatasi un distopico, metastatico grumo di cemento, lascia sul campo reti infrastrutturali, coaguli industriali, periferie neglette, estensioni di villette che recitano – nel loro inevitabile accostarsi – l’impossibilità di una solitudine cercata come unico valore.
Spazio contemporaneo come campo turbolento di eventi e frammenti urbani, diluito ma non strutturato, dove il cittadino è sostituito dal consumatore, la comunità dal condominio segregato, l’incontro che scivola verso la paura dell’altro. Spazio pieno di segni ma vuoto di significato.
Spazio negato, infine, dove la mobilità infinita di alcuni si rivela segregazione per gli altri. Dove la negazione delle differenze, la lacerazione in pezzi – sociali come spaziali – è continua aggressione allo spazio interiore, frammentazione di quello sociale.
Raccontare questi frammenti, i loro punti di contatto, la loro forza dissonante, le onnipresenti resistenze, è reclamare lo spazio della collettività. E’ reclamare democrazia, dunque.
(Simone Tulumello)
La mostra, totalmente gratuita, è visitabile dal 24 febbraio al 3 marzo dalle 17:00 alle 19:00 tutti i giorni tranne il lunedì e la domenica.
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